Perché una tribute band dei Marillion? Perché dei musicisti rodati e affermati come Alessandro Corvaglia (Delirium, La Maschera di Cera), Guglielmo Mariotti (ex The Watch, Taprobran, La Bocca Della Verità), Roberto Leoni (ex The Watch) e Marcella Arganese (Ubi Maior) dovrebbero cimentarsi in un’impresa del genere?
Sembrerebbe lecito chiederselo, ma, in realtà, la vera domanda è questa: esisterebbe il prog nel 2018 senza i Marillion?
L’unico gruppo che nei famigerati anni ’80 è stato in grado di riportare su palcoscenici importanti qualcosa che non fosse la solita canzonetta da tre minuti sono stati proprio loro.
Album come Script For A Jester’s Tear, Fugazi e Misplaced Childhood hanno segnato in modo indelebile quegli anni per chi li ha vissuti e ci hanno mostrato come un genere ormai ritenuto morto (anche dagli stessi fautori, purtroppo…) e quasi dimenticato potesse avere ancora molto da dire, sia musicalmente che testualmente.

Ma non esistono ancora i Marillion? Certo, e continuano a fare il sold out ovunque. Ma senza la voce di Fish il gruppo ha dovuto reinventarsi e difficilmente riuscirebbe a non sembrare ridicolo con un repertorio cucito addosso a una personalità forte come quella del gigante scozzese. Non potendo usufruire di una macchina del tempo, ci rimangono quindi i Mr Punch che, esattamente due anni fa sul palco della Casa di Alex, hanno esordito e subito convinto i fortunati presenti. Dopo tanti concerti (soprattutto all’estero) e con una formazione che oggi vede la presenza alle tastiere di Daniele Fuligni (La Fabbrica Dell’Assoluto) al posto di Luca Scherani, il cerchio si chiude perfettamente: la gente sa ormai esattamente cosa aspettarsi e sa anche come partecipare alla festa, dai canti di “gizza bun” alle bandiere scozzesi, travestimenti e scene di ordinaria follia sotto il palco. Il pubblico, composto da fan d’annata (gran parte della redazione della storica rivista prog Paperlate, ma non solo) e anche da giovanissimi, ha cantato a squarciagola per quasi due ore in un susseguirsi di emozioni contenute in brani come Forgotten Sons e Chelsea Monday, per non dire niente di quel miracolo che è stato Misplaced Childhood. Anche la terribilmente melensa Sugar Mice non è sembrata poi troppo insopportabile!
Canzoni che in un contesto live, grazie ai Mr. Punch (ri)prendono vita esattamente come allora. Calde e attuali.

Antonio de Sarno

www.mrpunch.net
https://www.facebook.com/MrPunchnet/